COMMENTI GENERALI ALL’OPERA di  Aldo ZACCONE

La poesia è di per sé avventura, navigazione a vista nell’ignoto, scandaglio dell’abisso speculare all’essere: è andare oltre, anelito, ansia d’incontri….. e di scoperte, sete di stupori e di trasalimenti.

E’ anche, se non soprattutto, bisogno di leggersi e di raccontarsi, promessa di catarsi e di liberazione; è, sempre, compagna di viaggio, specie di quei viaggi che si rivelano o si annunciano straordinari, sottratti alla beffa della banalità e della quotidianità.

In D’ACUNZO la poesia è tutto questo; e si caratterizza, naturalmente, di temi e movenze, toni e soluzioni espressive assai personali.

Al centro campeggiano una ricerca spasmodica di verità inafferrabili, uno stresso cogitabondo sulla sua vita o sulle sue vite “sepolte vive”, l’inseguimento di un’infanzia mai vissuta (…. Non ho avuto tempo di giocare / scalzo / sui prati verdi / tra fiori gialli rossi e bianchi / ).

Il pendolo della sua poesia, che è poi quello della vita, oscilla tra due poli: il fastidio lacerante per l’aridità esistenziale e l’anelito a librarsi in un’oasi di diversa e più ricca umanità.

Così “stantuffa l’aria pesante di un momento che non viene”, …”con il cuore ingabbiato nel cervello”, “come un uomo confinato nella pelle”, dilaniato da “urla mentali”; nel contempo si accendono i miti liberatori del gabbiano e dell’aquila, simboli ossessivamente ritornanti nei suoi versi: è proprio “la picchiata avida di vita del gabbiano” a “disincantare il deserto di carta stagnola”.

A mediare questa transumanza dell’anima, anzi a complicarla, interviene spesso un innaturale bisogno di razionalizzazione, affidato a “folletti intellettuali”.

Più morbidamente D’ACUNZO si consegna spesso ad una sorniona malinconia, che si adagia sulle sponde dello Jonio, dove i pastelli del tramonto ed il “rantolo” notturno del mare suggeriscono all’anima arpeggi congeniali allo spartito.

L’essere anche pittore concilia a D’ACUNZO l’opportunità di un sapiente impasto espressivo, in cui il colore e la parola vivono di tensione reciproca, dando campo e visività a quel mondo, il suo mondo, in cui egli naviga come in cerca di un approdo sul “gommone del dubbio”; sullo sfondo di un sogno di libertà: “un’indiana nuda libera di cavalcare / sgroppare nell’iride solare”.

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