PERCORSO PITTORICO
 
 

Quotidiano "Il Quotidiano", sabato 11 maggio 2002, pag. 44
"Cultura & Spettacolo" -
"La materia riciclata nell'arte di D'Acunzo, di Teresa Crispino

TURSI - La personalissima forma d'arte del versatile Vincenzo D'ACUNZO, incamminata ormai da decenni sul binario della ricerca e della sperimentazione, senza disdegnare seduzioni artigianali, approda adesso al riciclaggio, originale interpretazione dell'umano andare e della realtà. L'artista che è nato a Padula (SA) ma vive e lavora a Tursi, ha allestito numerose mostre personali e partecipato a diverse manifestazioni artistiche ricevendo lusinghieri riconoscimenti. L'uomo ed il suo vivere sono da sempre al centro delle sue creazioni, in un'ansia continua di scavo interiore per tentare di disseppellire ciò che è sedimentato nel profondo. Nel corso della sua produzione ha scarnificato l'essenza materiale dell'essere umano, lo ha sintetizzato riducendolo a puri concetti, idee, animato dall'urgenza di un dubbio da risolvere per tentare di approdare alle più dolorose ed intime verità. Come un esploratore di emozioni e linguaggi del nostro tempo, egli ricerca, indaga: vuole sapere di che materia è fatto lo spazio eterno. Vi scopre strane forme che sono se stesse ma anche qualcos'altro, di più terrificante o che s'identificano con l'umano, e si aggirano sperdute in un mondo privo di punti fermi. Ma è necessario spingersi oltre, aprire un valico verso il meraviglioso nulla e rispondere alle domande primarie dell'esserci su questa Terra, in una vita che è fatta di un fitto intersecarsi di strade che comunque, inevitabilmente, non portano da nessuna parte. Con tratto insopprimibile esprime l'indefinito, l'angoscia, si ostina a trovare le forme di un mondo più vero di quello che ci è dato osservare, apre suggestioni al mito primordiale, al caos primigenio e agita la scena con un'invasione di ombre sinistre. L'arte riciclata si traduce, dunque, in emblema della condizione umana, di chiara connotazione pessimistica rappresentata dallo schematismo imperante, in un crescendo vertiginoso dove il dipinto compartito in spazi regolari e ossessivi anticipa le scansioni cromatiche, in trasparenti cornici di plexiglass, vere e proprie teche che trattengono a stento un'immagine che esplode e prosegue su immaginarie sequenze successive e parallele. La pittura procede così per stratificazioni, caricandosi di tutte le fatiche e le antinomie della contemporaneità. E' un universo dove lungo una netta linea di demarcazione si depositano gli oggetti del nostro vivere quotidiano e che è impossibile penetrare a fondo per indagare l'oltre, l'ignoto. Su questa linea, sempre presente in queste ultime opere, il limite della conoscenza, come la definisce l'artista, vanno ad infrangersi le nostre convenzioni, le sovrastrutture, i nostri concetti del tempo.
<<Ho cercato di dare materialmente il concetto del tempo, inserendo pezzi di orologio, parti di computer, cioè cose che regolano i meccanismi della vita moderna. Ma tutto arriva su questa linea e vi s'infrange>>. Sopra la linea è rappresentata la realtà, il conosciuto, materia vivente ma ingabbiata, la parte a noi nota, fatta di associazioni di colore, di campiture, di forme. E' come se ritagliassimo un pezzettino del nostro sapere entro al quale navigano queste forme note che si muovono su un fondo casuale che sta a sintetizzare un'infinità di altri sfondi.
<<Io vado a stigmatizzare soltanto il primo strato>>, puntualizza l'artista, <<che diviene la sintesi di tutto ciò che sta dietro: la realtà la concepisco come una serie di pannelli, uno dietro l'altro, animati da strane immagini che rappresentano uomini, raggruppamenti, associazioni di idee ed anche materiali>>. Qui appare la realtà nella sua crudezza, scevra di orpelli e di inganni. Sotto la metaforica linea di scissione si dipana la "non conoscenza", realizzata utilizzando materiali diversi in ripetizioni ossessive serialità fascinose ma all'apparenza prive di significato, indecifrabili, impenetrabili: l'ignoto, appunto. Pezzi di elettrodomestici, ingranaggi di orologi, schede di computer, parti di motore, campiture esplosive: nelle opere di D'ACUNZO il colore e la materia riciclata hanno la parte più importante. Vi sono aggiunte le ebbrezze, i bagliori accecanti, il brivido dell'ignoto, il pericolo. E' come se l'arte non fosse più concepita entro i ristretti ambiti temporali ma guizzasse verso il principio della primarietà e dell'autenticità: nella precarietà del mondo è l'arte a determinare i parametri dell'assoluto."

 

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